Chiusura travolgente della manifestazione di Marco Meacci e Mattia Cialini con il concerto spettacolo: standing ovation per il giornalista aretino nelle vesti di narratore e per la tribute band Floyd on the wing by Terzacorsia. Posti dell’Arena Eden esauriti in mezz’ora, ma gli artisti promettono: “Presto un’altra data”. Una serata da incorniciare aperta dall’intensa intervista di Sara Lucaroni a Luca Di Bartolomei, che si batte contro la diffusione della armi
Un successo oltre ogni aspettativa. Una grande dimostrazione di affetto per l’Arezzo Passioni Festival e un’alchimia – quella dello spettacolo finale “Shine On” di Andrea Scanzi – che a 3 giorni dall’uscita e alla prima replica è già diventato un caso per la straordinaria capacità attrattiva. “Una bomba esplosa in mano” dicono gli organizzatori Marco Meacci e Mattia Cialini. Che, assieme a Scanzi, promettono: “Presto una nuova data ad Arezzo”. Le sonorità dei Pink Floyd riecheggiano nella memorabile notte dell’Arena Eden, gremita come nelle serate top della storia della manifestazione. Ingresso gratuito e le centinaia di segnaposti dell’Arena polverizzate in mezzora. Poi le luci, la vivida narrazione di Scanzi, i filmati coinvolgenti e la fedele interpretazione dei brani della band inglese da parte della tribute band abruzzese Floyd on the Wing by Terzacorsia. Oltre tre ore di spettacolo puro. Al termine dell’intenso monologo conclusivo di Scanzi il pubblico è scattato in piedi e ha assistito al bis, una magistrale “Comfortably Numb”. Sipario, applausi scroscianti.
Riavvolgendo il nastro della serata, il Passioni ha rotto il ghiaccio con Luca Di Bartolomei. Il figlio del grande capitano della Roma Agostino, morto suicida nel ’94, ha contestualizzato la tragedia familiare nel libro “Dritto al cuore”, un volume ricchissimo di dati, scrupolosamente raccolti. Il saggio dimostra come la diffusione delle armi generi maggiore insicurezza nella società. E che l’agevolazione del mercato di fucili e pistole risponderebbe – in maniera del tutto errata – a un’irrazionale esigenza di protezione, poiché i reati violenti in Italia (omicidi, stupri, rapine) sono crollati negli ultimi anni. Intervistato dalla giornalista dell’Espresso Sara Lucaroni, Di Bartolomei ha demolito – statistiche alla mano – i falsi miti sulla sicurezza personale legati al possesso di armi. E spiegato come, in un Paese in cui è in aumento l’uso di farmaci per contrastare disturbi psicologici o psichiatrici, occorrerebbero controlli scrupolosi sulle licenze per porto d’armi. “Molti detengono armi per autodifesa – ha aggiunto Di Bartolomei –, chi le ha in casa propria dovrebbe essere monitorato costantemente: si salverebbero vite umane”. L’evento, spostato al chiuso del Piccolo Eden per un’improvviso temporale, è stato seguito dal tradizionale Aperifestival. Massimo Rossi, oste del ristorante Belvedere ha proposto un ricco menù, in abbinamento i vini della cantina San Luciano. Il ricavato è andato, come sempre, in favore della Onlus Ragazzi Speciali La Conserveria.
E’ poi scoccata l’ora del concerto spettacolo: un lungo viaggio, scandito dalle parole di Scanzi, attraverso la carriera della band di Cambridge. Dagli esordi con il “diamante pazzo” Syd Barrett, stella tanto brillante quanto rapida nell’esaurirsi, all’entrata in formazione del fenomeno David Gilmour. Nel mezzo le colonne, Mason e Wright, e il gigante Roger Waters, con i suoi incubi, le abissali profondità dell’animo umano sondate dalla sua arte e le incomparabili vette artistiche raggiunte. Scanzi ha messo in fila, spiegando con chiarezza, ricchezza espressiva, dettagli e aneddoti curiosi ogni tappa della sbalorditiva carriera dei Pink Floyd: il successo planetario di Dark Side of the Moon, i fantasmi di Wish you Were Here, i graffianti brani di Animals, il celeberrimo The Wall. Senza dimenticare i rivoluzionari concerti, le ossessioni personali di Waters, le sue domande ultime, la follia quasi soverchiante. E poi l’implosione della band. Ad inframmezzare il racconto, l’esecuzione – da applausi – delle canzoni: “Shine on your crazy diamond”, “Time”, “Wish you were here”, “Another brick in the wall”, “Comfortably Numb”, solo per citarne alcune. Alla fine, la giusta ovazione, per una maratona di musica e parole emozionante, destinata a tornare ad Arezzo.
Chiude come meglio non avrebbe potuto il Passioni Festival 2019. Quattro giorni intensi, tra le inchieste giornalistiche di Carlo Bonini, la musica del Laura Falcinelli City Quartet e Fiecco, la simpatia di Lercio, le brillanti apparizioni di Fabio Canino e Serse Cosmi, le riflessioni stimolate da Ferruccio De Bortoli, l’alta cucina di Silvia Baracchi e Valeria Raciti, la Wine Night di Cristiano Cini e Luca Martini. E un’ultima giornata da ricordare.
La manifestazione, patrocinata dalla Regione Toscana, è stata sostenuta da Estra, Atlantide Adv, Sabot, Chimet, Tft, Coingas, Tiemme, Ingram, Italpreziosi ed è stata in collaborazione con Villa La Ripa, Ristorante Antica Fonte, Atam, Ristorante la Pieve, Vogue Hotel, Ais Toscana delegazione di Arezzo e Strada del Vino Terre di Arezzo. Gli incontri letterari sono stati organizzati grazie al grande contributo della libreria Feltrinelli Point di Arezzo, da tempo ormai amica della manifestazione.