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Passioni festival, pienone per Fossati ad Arezzo: “La città mi ha lasciato senza fiato”

“Ho sempre messo passione in quel che facevo. Quando ho avuto paura che la passione sarebbe diminuita ho deciso di fermarmi”. Un Ivano Fossati a cuore aperto ha spiegato ieri sera a una platea di oltre duecento persone le ragioni del suo addio ai palcoscenici. Quasi due ore di parole piene di musica all’interno della gremitissima sala del cinema Eden di Arezzo per il primo appuntamento degli Assaggi d’Autunno dell’Arezzo Passioni Festival. Un ritorno dopo 18 anni, da quando Fossati aprì l’Arezzo Wave del 1996: una vita fa.

E a proposito della città Fossati confessa: “E’ un piacere tornare ad Arezzo, avrei dovuto farlo prima. Nelle occasioni precedenti mi sono sempre fermato ad una parte moderna della città. Non avevo mai visto il centro storico e sono rimasto senza fiato”.

E’ stato accompagnato nel tardo pomeriggio in piazza Grande, nella Pieve, in piazza San Francesco. Guida d’eccezione il giornalista Andrea Scanzi, che ha poi condotto il cantautore all’Eden per il primo appuntamento di Assaggi d’Autunno. All’entrata di Fossati, nella sala dell’Eden è scattato un grande applauso. Introdotto dall’ideatore della manifestazione Marco Meacci e incalzato dalla serrata intervista condotta da Scanzi, Fossati si è raccontato senza reticenze. Partendo dal romanzo che ha appena scritto per Einaudi: “Tretrecinque”, storia di un cantautore piemontese che approda in America.

“Perché non mi sono cimentato prima con la scrittura? Ho sempre creduto di non sapere scrivere. Ma questo romanzo arriva ad un’età giusta. Forse è l’ultima cosa che scriverò. Ci tenevo a scriverlo e conoscevo la materia. Ed è stato più agevole di quanto immaginassi: sono stato preso da una passione forte. Sarai andato avanti ben oltre le 400 pagine che ho buttato giù: praticamente l’editore mi ha strappato il libro dalle mani. E qualcosa di autobiografico c’è. Il protagonista, come me, da giovane fa l’elettricista. Io l’ho fatto per comprarmi un amplificatore”. Il libro è denso di momenti in cui affiora il rammarico per le cose che passano. “A volte mi chiedo: come è possibile che non ci siano più i Beatles in classifica? Poi, torna la lucidità e dico: perché sono passati decenni. Quando passa un’automobile d’epoca ho un momento di debolezza, un tuffo al cuore. E’ una personale distorsione del tempo”.

La musica, passione di una vita. “Quando ero giovane era una monomania: ho preso la patente 7-8 anni dopo i 18 anni. Perché non mi veniva in mente, pensavo alla musica. Poi questa mania l’ho stemperata, per avere una vita normale”. Quindi Scanzi ha chiesto: “Cosa ascolti oggi? Avevi dichiarato di ascoltare anche Lady Gaga”. “Ma è un’artista formidabile – ha spiegato Fossati – ha una preparazione infinita dietro quella maschera. E’ una formidabile pianista, aldilà delle hit. A me piacciono i ventenni che fanno musica. Mi è sempre importato poco il cosiddetto mondo del cantautorato. Mi sono sempre piaciuti Pino Daniele o Lucio Dalla, chi sa mettere le mani sugli strumenti”. Lo strano destino di Fossati, però, è quello di essere percepito come grande cantautore. “Perché in Italia – spiega – l’approccio è quello di dare considerazione alle parole, ben prima che alla musica”.

La carriera di Fossati è iniziata come autore per gli altri. “Ho fatto il sarto per i cantanti. Mi divertivo come un pazzo a scrivere. Da “Pensiero stupendo” a “Non sono una signora”. Dal 1990 è arrivata la svolta: è successa una cosa molto bella che però mi ha messo in difficoltà. Fino ad allora vendevo 30mila copie, molto poche per l’epoca. Con “La pianta del tè” quintuplicai le vendite. Prima i miei concerti andavano così così: ricordo una volta in Umbria suonai davanti a 12 persone. Da allora in poi feci il tutto esaurito. E venni preso sul serio. Iniziò quella fase di responsabilità che mi spiegò De André. Mi disse: bisogna stare attenti a quel che di scrive perché la gente ci crede. Ed è così. Sentivo la responsabilità. Per certi versi era meraviglioso. Ma dovevo fare cose sensate, non tanto per fare. A casa mi arrivarono decine di lettere”. E ora? “Continuo a scrivere, a studiare. Nel mio futuro c’è sempre la musica. Ma ecco, studio per me stesso, così mi aiuto a capire quel che ho fatto nel passato”.

Assaggi d’Autunno si chiuderà la prossima settimana: Giovedì 20 novembre alle 17,30 al Circolo Aurora di piazza Sant’Agostino, ad Arezzo, interverrà il giornalista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella. Acuto indagatore, penna ironica e raffinata, è innegabilmente uno dei più amati fustigatori dei potenti, firma di numerose inchieste per il quotidiano di via Solferino, è anche autore di vari libri, tra cui il saggio italiano più venduto di sempre: “La Casta” (scritto a quattro mani con Sergio Rizzo). L’incontro sarà presentato dal giornalista Mattia Cialini e riguarderà lo straordinario patrimonio artistico e culturale italiano. Un argomento che torna protagonista al Passioni Festival, dopo il successo della lezione pubblica su Piero della Francesca in piazza San Francesco tenuta da Vittorio Sgarbi lo scorso giugno. Saranno analizzate le enormi potenzialità del tesoro di cui l’Italia dispone e i suoi punti critici in relazione al turismo. Temi a cui Stella ha dedicato più volte la propria attenzione sul Corriere della Sera, con analisi dettagliate e lucide riflessioni.

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